All’attenzione di coloro che si trovano in vacanza nelle Marche
Altrove si chiamano mitili, muscoli o cozze, ma nella Riviera del Conero si chiamano mòscioli.
In riva al mare, lungo le coste marchigiane ci sono posti splendidi e incontaminati come la baia di Portonovo, Numana e Sirolo. Qui, si continua da anni a praticare una pesca sostenibile e tradizionale di questi molluschi succulenti. Tutt’altra storia rispetto ai cugini di allevamento, sia per consistenza che aroma, particolarmente carnoso e intenso, protagonisti di originali ricette di cuochi di alto livello o dei piatti della cucina locale che li prevede, alla brace, con sugo o semplicemente al naturale.
Il mosciolo di Portonovo è tutto e per tutto un dono del mare Adriatico, dove ogni anno come per magia, sul Trave e altre rocce limitrofe avviene la riproduzione spontanea. Il Trave è lo scoglio più importante su cui si sviluppa la vita del mòsciolo, una “strada” larga mediamente 5 metri e lunga, tra parte emersa e parte sommersa, circa un chilometro e mezzo verso il mare aperto. Praticamente funge da vivaio naturale fondamentale non solo per la raccolta dei mòscioli ma perché immette il seme e, creando un grande vortice deviando la corrente, fa si che il seme resti nella stessa zona.
La pesca di questi pregiati frutti di mare è affidata al coraggio di un esiguo gruppo di subacquei professionale che, a 5/10 metri di profondità e meteo permettendo, strappano i mòscioli dagli scogli del Conero. Per farlo si servono della “moscioliniera”, una lunga pertica con in fondo dei denti in ferro ricurvi con la quale raccolgono i mòscioli. In questo modo strappano sia i mòscioli grandi che quelli piccolissimi: una pratica insostenibile si potrebbe pensare al primo ascolto, ma in realtà questo tipo di pesca contribuisce alla proliferazione dei mòscioli infatti, alcuni degli esemplari più piccoli, dopo essere stati ributtati in mare, riescono a sopravvivere e a colonizzare nuove zone grazie al bisso che si riattacca agli scogli.
Attualmente ci sono solo tre barche che pescano il mòsciolo selvatico e che fanno parte della cooperativa. Il periodo di raccolta del mòsciolo solitamente và da metà maggio ad ottobre coincidendo con l’estate e dunque con essa anche con le vacanze di numerosi appassionati, i quali pur di non perdere questa “edizione limitata” dell’Adriatico, percorrono chilometri e arrivano da ogni angolo d’Italia.