E’ grazie agli infernot che il Monferrato è stato inserito nel Patrimonio Unesco tra i paesaggi vitivinicoli piemontesi.
Sono singolari opere di architettura tradizionale, scavate a mano nella pietra da generazioni di vignaioli per conservare nelle migliori condizioni climatiche le loro bottiglie più preziose.
Non semplici cantine, ma infernot. Più che l’inferno evocano dal nome dialettale, un paradiso del gusto. L’ultimo censimento ufficiale ne conta 78 nel Monferrato Casalese, da Cella Monte, dove si trova l’Ecomuseo della Pietra da Cantoni, a Vignale e Fubine.
Molti sono privati, e i più scenografici, veri templi della religione del buon bere, vengono aperti alle visite soltanto in occasioni speciali, come quella del prossimo 22 ottobre.
Sono la meta ideale per un fine settimana d’autunno tra paesaggi e sapori, che può culminare ad Alba, dove dal 5 al 26 ottobre una mostra racconta gli infernot più belli attraverso le immagini di sette famosi fotografi.