Il lodigiano e i suoi tesori

Vino, formaggi, insaccati: il Lodigiano svela i suoi tesori

Lungo la Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani, in occasione della Rassegna Gastronomica dedicata al meglio dei sapori territoriali

Dolci colline, verdi distese di campi delimitati da corsi d’acqua pura, antichi borghi, ville, palazzi, cascine. In una parola: il Lodigiano. Un territorio che – grazie alla presenze di acqua – ha vissuto fin dai tempi antichi sull’agricoltura – è oggi il palcoscenico della Strada del Vino San Colombano e dei Sapori Lodigiani, un percorso di circa 120 chilometri, a poca distanza da Milano.

Il percorso parte proprio da Milano, e più precisamente dalla famosa Abbazia cistercense di Chiaravalle, fondata nel 1135. Tocca poi Sant’Angelo Lodigiano, con le sue strutture museali, e la collina di San Colombano, su cui si produce l’omonimo vino, affioramento pliocenico ricco di fauna fossile che attesta l’antica presenza del mare nel territorio dell’attuale Pianura Padana. L’itinerario porta quindi a Lodi, città da sempre legata al capoluogo lombardo grazie alla presenza dei Visconti, dove l’offerta artistica è ricca e varia: dalla piazza centrale su cui si affaccia la Cattedrale, tra le più vaste della Lombardia in stile romanico, alla chiesa di San Francesco, fino al Santuario dell’Incoronata, sorto nel 1488 e completato con una loggia ottocentesca.

I formaggi del Lodigiano

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Ancora oggi, l’agricoltura rimane una delle principali attività del territorio: la coltivazione dei campi e l’allevamento del bestiame, con le sue carni e i tipici salumi, i fiumi di latte che quotidianamente vengono trasformati in formaggi unici, sia morbidi che stagionati, rendono la cucina lodigiana semplice e genuina. Tre sono i principali ingredienti che da sempre hanno dato vanto e lustro alla zona: il burro, il formaggio e gli insaccati.

Tra i formaggi tradizionali si segnalano la crescenza, il mascarpone artigianale e il pannerone, a pasta cruda e breve maturazione, non salato e dal caratteristico sapore amarognolo. Ma il Lodigiano è anche terra di tre formaggi Dop: la Gorgonzola, il Taleggio e il Quartirolo.

E la celebre e tipica raspadüra? Si tratta della “raschiatura” in scaglie di Granone Lodigiano, un formaggio Grana giovane stagionato dai quattro ai sei mesi. Raschiando la forma giovane, con l’aiuto di un tornio manuale che fa girare su sé stesso il formaggio o di un particolare coltello piatto e ricurvo, si ottengono dei petali di formaggio sottili e soffici che si prestano agli abbinamenti gastronomici più disparati. In passato si trattava di una pietanza povera in quanto, quando le forme di formaggio non stagionavano correttamente, il padrone faceva togliere con una grossa lama la parte offesa, donando i riccioli di formaggio “malato” ai suoi contadini. Oggi, invece, è una pietanza ricercata. La raspadüra viene solitamente servita come antipasto, spesso accompagnata da salumi, noci o funghi, ma può anche essere utilizzata per guarnire primi piatti come il risotto o la polenta.

La cucina lodigiana

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Risotti, arrosti, trippe, fino alla tipica tortionata: la cucina lodigiana si contraddistingue per piatti semplici ma di gran gusto, che fanno abbondante uso dei prodotti locali. A cominciare dal riso, che può essere condito con il Pannerone. Fino alle carni locali, che si trasformano in pietanze robuste. Il tutto accompagnato dai vini Doc della zona: il San Colombano rosso (nelle versioni fermo, vivace e riserva) e bianco.

La Rassegna Gastronomica

E per conoscere la cucina lodigiana, non c’è occasione migliore che partecipare alla Rassegna Gastronomica che coinvolge molti locali del territorio (osterie tradizionali, moderne, ristoranti storici, cascinali), fino 13 dicembre.

C’è un menu classico rassegna, il cui cardine sono i piatti della cucina lodigiana, presentato da tutti i ristoranti. Salumi e formaggi non mancano mai, su tutti la mitica Raspadura e il Pannerone. Tra le ricette, i piatti con la zucca, il risotto alla lodigiana (con salsiccia), arrosti e lessi fra i secondi, e frequente uso del mascarpone lodigiano per i dolci.C’è poi il menu Zucca e Castagne: sette ristoranti promuovono per sei settimane questa variante stagionale della cucina basso-lombarda esaltando la qualità dei prodotti e l’arte della trasformazione. Infine la Piccola Rassegna, un menu dedicato alla valorizzazione del piatto tipico del ristorante.

Tutti i menu sono accompagnati da vini di cantine lombarde, con particolare attenzione alla Doc delle Colline di San Colombano. Per maggiori info: www.rassegnagastronomica.it.

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