Ci troviamo in Piemonte, in valle Bronda, una porzione di terra di modeste dimensioni, incuneata tra l’inizio della valle Po e l’inizio della valle Varaita. Qui oltre ai vigneti dell’originalissimo Pelaverga spiccano boschi ombrosi di faggi, querce e castagni. L’altitudine della vallata e le sue dimensioni contenute, hanno permesso di creare un microclima favorevole ad una delle coltivazioni più importanti del Saluzzese: quella del Ramassin della valle Bronda.
Si tratta di una cultivar della famiglia delle cosiddette susine “siriache”, tanto che il nome stesso “ramassin” o “dalmassin”, sta ad indicare la città di Damasco come luogo di provenienza. La coltivazione di questa varietà di susine si perde nella notte dei tempi, assomigliano a piccole biglie blu-violacee la cui produzione esplode tra luglio ed agosto, dolcissime, aromatiche e con una pellicola protettiva fine che racchiude una polpa gialla tenue e succulenta.
Tanto buone, tanto fragili, devono essere raccolte con l’aiuto di reti sospese che ne impediscono una rovinosa caduta a terra, consentendo di offrirle sul mercato con il loro aspetto migliore. La caduta o stacco dalla pianta madre, solitamente, avviene di notte con l’abbassarsi della temperatura e l’arrivo del fresco notturno a volte può aiutare anche una leggera pioggia. Il caldo di quest’anno crea una situazione pericolosa, i frutti non si staccano e possono seccarsi sulla pianta compromettendo parte del raccolto.