Conta il prezzo, non il valore

Qualche tempo fa ho letto un piede di pagina scritto da Marcello Veneziani. Mi è piaciuto l’ho ritagliato e messo da parte. Ritrovato casualmente mi è ripiaciuto e l’ho trovato di assoluta attualità, così lo ripropongo.

“Tira un’aria di demagogia davvero insopportabile. Di una persona, di un’idea, di una funzione, si chiede sempre e solo quanto costa, mai quanto vale. E’ un continuo leggere il cartellino del prezzo a prescindere se sono diamanti o patate. Di un manager o di un professionista non si chiede più che cosa ha fatto e come lavora ma quanto prende. Così di un politico.

A me indigna non quanto prendono, ma quanto, nella gran parte, poco valgono.

Lo scandalo peggiore del Parlamento – oltre alla bassa qualità media dei politici e al loro scarso rendimento – è l’assurda retribuzione dei commessi che guadagnano quattro volte i loro omologhi di periferia, facendo lo stesso lavoro; o dei dirigenti di Camera e Senato, troppi e spesso inerti, che di solito non sono lì per merito, guadagnano anche più dei parlamentari, senza lo stress di farsi eleggere e – come ripetono gli idioti – senza metterci la faccia.

In questa demagogia c’è la versione boy-scout di Renzi che risparmia due spiccioli in qualche faccenda ma non tocca le strutture elefantiache che costano cento volte di più. O inserisce tetti da soviet per i dirigenti, senza considerare se questi giovano o meno alla ditta. Ma c’è pure la versione parrocchiale di Bergoglio: sparare sui politici è facile e fà consenso. Magari era più difficile dire a Obama: non sei venuto per me ma per le armi. Però lui è potente e cool.

L’importante non è la verità ma aver successo, non è la giustizia ma piacere al pubblico. Per esaltare il pubblico dell’avanpolitica devi fare ‘a mossa, come Ninì Tirabusciò.

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