LA GALLINA

Quando le galline erano grosse, piumose e altère.

Si discuteva, una sera, tanto per far passare il tempo e non ricordo bene chi cominciò a parlare di galline. Discorsi quasi senza senso, però tra alcuni racconti e qualche esperienza, una gentil signora raccontò una sua esperienza. Riuscì ad attirare l’attenzione di tutti e tutti in silenzio ascoltarono il simpatico racconto.

Mia nonna allevava le galline che tutti i giorni le regalavano un uovo, spesso con gli stessi rimediava la colazione. Aveva dato ad ognuna di loro un nome. Le lasciava libere nell’orto e alla sera le chiamava; loro correvano arrivando dagli angoli dell’orto in cui si erano rifugiate. Svelte, snelle, sì aggiudicavano ì chicchi di mais che nonna spargeva ad ampie manciate con quell’elegante apertura del braccio mutuato dalla danza.

I gusci delle loro uova avevano colori diversi che andavano dal bianco candido al rosa pastello e dal rosso Pompei al nocciola maculato. Si poteva riconoscere le galline dal colore delle uova. MARINGA amava l’angolo dell’orto accanto al deposito del marmo di Carrara e il colore delle sue uova era bianco assoluto. ROSALBA rubava il pastone delle oche, preparato dalla nonna con scaglie di triglia e il colore delle sue uova sembrava l’alba fresca del mattino. BACCARA stava sempre a beccare su blocchi di marmo rosso Verona e i suoi gusci sembravano fatti coi petali rossi delle rose Baccarat. RIVETTA stava spesso con me lungo l’argine dell’Adige e mentre io giocavo nell’acqua, lei raccoglieva da riva i sassolini colorati che il fiume abbandonava durante la corsa, gusci di vario colore con verde sfumato.

Erano grosse, piumose, altère, il gioco preferito di noi bambini era sorprenderle per far loro paura, ma la maggior parte delle volte eravamo noi a correre via, impauriti dall’asfalto dei loro becchi e dei loro speroni. La sera rientravano chiocciando nel pollaio che le difendeva dagli attacchi notturni delle faine. Credo fossero felici, perlomeno spensierate…….lontane anni luce dallo stress delle galline degli allevamenti moderni.

La nonna impastava con le loro uova una pasta elastica che poi appiattiva con il matterello fino a trasformarla in un foglio trasparente che esaminava in controluce per controllarne l’uniformità di spessore.

Lasagne, tagliatelle, capelli d’angelo, malfatti, ravioli, tortellini, mia nonna era cintura nera di pasta all’uovo.

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