Fu nel 1242 che il Ducato di Vercelli prese una decisione che delineò la geografia dell’Alto Piemonte, sponda occidentale del Sesia. Una terra ricca di piccoli borghi, nessuno dei quali fortificato, che fu spesso e a più riprese campo di battaglia per gli eserciti di ventura, i quali dal Piemonte alla Lombardia, in quelle zone spesso si scontravano. Ecco perché nel 1242, come si diceva, il Ducato prese una decisione drastica: via tutti i piccoli borghi indifendibili e, contestualmente, costruzione di un borgo unico, che raccogliesse gli abitanti di tutti quelli rasi al suolo. Un villaggio grosso, fortificato e finalmente difendibile. Nacque Gattinara. Gli edifici del centro storico di Gattinara sono ancora datati 1200 e negli edifici del centro storico si fa ancora vino: il Gattinara appunto. Trattasi di un rosso di enorme valore, figlio del vitigno Nebbiolo, che qui, forse ancora più che nelle Langhe, esprime tutto se stesso. Franco, schietto, magro e strutturato, il Gattinara è un vino maschio con l’eleganza della più leggera delle etoile, longevo all’inverosimile, richiede ovviamente qualche anno prima di essere gustato al meglio.
La sua storia è lunga e gloriosa, nel ‘500 fu il Cardinale Mercurino Arborio, della potente famiglia degli Arborio, che introdusse il Gattinara nelle più importanti corti europee, ove il prelato si trovava in veste di ambasciatore e diplomatico. Qualche secolo dopo, nella guerra di Crimea, scoppiò un vivace dibattito su quale fosse il vino migliore, tra quello francese e quello italiano. A difesa della Patria non ancora nata, vennero scelte una bottiglia di Gattinara e una di Lessona, un’altra piccola DOC della zona, sempre a base Nebbiolo. Ad esprimere il parere ed a sancire il vincitore, vennero scelti i soldati inglesi e questi, senza dubbio, indicarono migliore il vino italiano. Questa storia gloriosa arriva fino ai giorni nostri e fino al secolo scorso, quando proprio nei primi anni del ‘900 una terribile grandinata distrusse i vigneti di Gattinara. Un patrimonio inestimabile della cultura e della produzione enologica nazionale rischiò di sparire per sempre. Fortunatamente non andò così, ma il rischio fu vero, anche perché nei primi decenni del secolo passato, a Gattinara, arrivarono le prime industrie e la sicurezza di uno stipendio certo attirò le genti, molto più del fragile lavoro fra i filari.
Fu una cinquantina di anni dopo che, mentre tutto lo stivale conosceva il boom economico, a Gattinara, complice la chiusura dei più grossi stabilimenti, si sperimentò la durezza della crisi. Siccome non tutti i mali vengono per nuocere, e in ogni crisi si nascondono le migliori opportunità, ecco che la vigna e la produzione di vino tornarono ad essere la fonte di reddito di molte faniglie. Il Gattinara è oggi un vino straordinario, che vede in se il matrimonio di un nobile vitigno, il Nebbiolo, e di un particolare suolo. Gattinara si trova infatti su quello che si crede essere l’enorme cratere di un antichissimo vulcano spento. Il terreno, estremamente vario, ma sempre ricco di minerali, ferro in particolare, cede al Gattinara una forte connotazione gustativa e una possente struttura. Un terreno vario e particolare, tanto da aver permesso negli anni di individuare e chiamare per nome ciascun appezzamento.