I vini bianchi del Piemonte non sono marginali e non sono pochi, tutti di ottima qualità. Pensando a questa regione vengono in mente i grandi rossi come Barolo, Barbaresco, Gattinara, Ghemme, Nebbiolo, Barbera, Freisa e via dicendo, ma la regione offre anche molti vini bianchi di grande livello, pensiamo all’Arneis, che in Roero trova una patria d’elezione perfetta, al Timorasso dei colli tortonesi, alla Nascetta nelle terre del Barolo e poi l’Erbaluce, mai abbastanza apprezzato, in quel di Caluso. Non dimentichiamo anche Chardonnay nelle Langhe e il Riesling che sembra aver trovato un altro luogo a lui congeniale dopo l’Alto Adige.
L’Arneis coltivato prevalentemente in Langa e Roero dove trova il suo habitat ideale. Si tratta di un vitigno carico di sostanze odorose ma non aromatico in senso stretto, pertanto adattissimo alla realizzazione di bianchi secchi. La nota floreale di ingresso lascia spazio alla frutta esotica e viene bilanciata dalla chiusura di mandorla amara, tipica dell’Arneis e che gli conferisce quel gusto particolarmente riconoscibile. Come detto trova un clima ed un suolo perfetto nella regione a sinistra del fiume Tanaro, dove gli viene riconosciuta la Docg, per la precisione Roero Arneis Docg. Nel Roero è coltivato da tempo immemorabile anche se prende il nome Arneis solo nel diciannovesimo secolo.
Poco distante troviamo l’alessandrino e la città di Tortona, eretta sui resti del comune romano di Derthona. Qui è terra di Timorasso, un’uva a bacca bianca che rivaleggia con le più importanti a bacca nera in quanto a struttura, alcolicità e potenza. Come dice il capofila Walter Massa, si scrive Timorasso ma si legge TimoRosso, proprio per indicare la grande struttura di cui quest’uva è capace. Walter Massa è il più celebre produttore, è il padre del Timorasso ma non è l’unico oggi a rendergli onore, anzi i produttori sono diversi, tutti con il loro stile e tutti di ottima qualità. Il vitigno del resto si presta bene, è infatti in grado di regalare alcolicità, acidità e struttura. Parco di profumi è invece molto adatto all’invecchiamento, le migliori versioni di Timorasso infatti si bevono quando hanno qualche annetto sulle spalle. Si tratta di un vino di piena struttura e capacità evolutive notevoli. Sconsigliato l’abbinamento con cibi delicati, con il TimoRosso meglio giocare duro.
Ancora più a nord, verso il lago di Viverone, tra Carema e il biellese, troviamo l’Erbaluce, altro grande vino bianco piemontese. E’ un vino dal colore verdolino brillante, che al naso ricorda i fiori di campo e la frutta fresca, con un finale leggermente ammandorlato. Il gusto è sorretto da un vibrante nervo acido/sapido, che rende il vino molto teso, verticale. Come per il Timorasso così l’Erbaluce si gusta con piacere anche dopo diversi anni di affinamento, ma la sua grande poliedricità lo rende molto pregevole pure da giovane. Proprio la sua versatilità fa sì che si sappia esprimere ottimamente sia vinificato secco, sia spumantizzato e perfino passito dolce, tipologia nella quale raggiunge vette di assoluta eccellenza proprio grazie all’acidità e alla sapidità che bilanciano molto bene lo zucchero.
Crediamo proprio che siano bastati questi tre esempi per dimostrare che il Piemonte, grande regione vitivinicola italiana non è solo a vocazione rossista, anzi sa offrire bianchi e spumanti (ricordiamo l’Alta Langa) di assoluto valore.