Mentre la ministra Teresa Bellanova è impegnata da mesi nella sua battaglia per regolarizzare migranti clandestini da mettere a disposizione delle aziende agricole quale manodopera a basso costo, come se, proprio in questa fase, gli italiani che hanno bisogno non esistessero, il mondo del vino si avvicina a rapidi passi alla nuova campagna vendemmiale.
Ora, addolora vedere un governo mercanteggiare con l’Unione Europea per avere contributi per la “vendemmia verde”, ovvero per lasciare l’uva in vigna. come se questa fosse la soluzione. Intraprendere strade del genere significa non sapere che le imprese di qualità applicano da decenni pratiche quali inerbimento e diradamento, per ottenere prodotti di maggiore qualità. Il mondo contadino della quantità è morto da molto tempo, da quando si è capito che si vince dando al consumatore la qualità dei vini
In un bimestre, fatta eccezione per gli e-commerce e le enoteche, gli sbocchi a valore per le piccole e medie imprese famigliari, sono stati chiusi: si è venduto dal 50 al 60% in meno. Questo è da tenere in massimo conto, poichè per un’impresa del settore c’è solo una cosa peggiore oltre l’assenza di liquidità, ovvero la perdita di mercato e competitività.
La politica di incentivare a produrre meno la prossima vendemmia non è una soluzione, ma una spinta verso il baratro. Qualcuno, forse, spera davvero che il nostro Paese perda competitività e quote mercato a valore. Si sente parlare troppo di elargire elemosine europee al Bel Paese per farlo produrre meno e purtroppo si deve constatare l’incapacità dei responsabili a difendere gli interessi del Bel Paese.
Poche idee ma confuse: quest’assenza di strategie, nonostante i 450 consulenti al servizio del governo, farà più vittime dei dazi, della crisi, del coronavirus.
Mi piace il modo in cui lo descrivi. Così perfetta!