Percezione mentale – Cos’è?

Un giorno, un amico mi ha fatto una domanda: “Compreresti un sugo di pomodoro a marca AGIP? o un computer a marca CIRIO?” – “No, no di certo e penso che nessuno o solo qualche mosca bianca lo farebbe” – Continuò: “Questa è la percezione mentale, questo dimostra che l’acquisto di un prodotto non è determinato dalla cosa in sè che si compra ma dalla percezione mentale del consumatore nei confronti del prodotto.”

Tutto questo serviva per destare il mio interesse su una situazione che aveva vissuto.

“Conoscevo un ingegnere, proseguì, ed a lungo ho tentato di spiegargli che la nostra mente è condizionata da un sacco di messaggi che ci arrivano da tutte le parti, TV, giornali, cartelli pubblicitari, usi e costumi e chi più ne ha più ne metta. Lui era un tecnico e autostimatosi anche intelligente, si rifiutava di credere d’essere plagiato dall’ambiente esterno, convinto più che mai di prendere decisioni in perfetta autonomia.

Il personaggio si vantava di essere un conoscitore di vini. Per questo motivo, una sera lo invitai a casa mia, lui accettò e come previsto arrivò con due bottiglie di vino. Erano, ci tenne farlo notare, due bottiglie di Brunello di Montalcino.

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Su sua sollecitazione, le stappammo per farle ossigenare e le lasciammo un po’ in cucina, nel frattempo ci sedemmo in salotto per qualche chiacchiera distensiva e tra l’altro, gli dissi che ero stato in Toscana e da là avevo portato un ottimo Chianti fatto da un contadino di fiducia, chiarendo, per non disgustarlo, che di sicuro non avrebbe retto, anche se buono, il confronto con un Brunello. Accomodati al tavolo suggerii di assaggiarlo con gli antipasti.

Al suo sì, andai in cucina dove avevo già preparato due bottiglie vuote ed anonime e vi travasai il Brunello. Dopo di che, le portai in tavola. Mentre cenavamo, dato che non faceva nessun commento sul vino servito, gli chiesi come lo giudicasse. Rispose, dopo averlo ben osservato mentre lo girava nel bicchiere come gli intenditori:”Buon Chianti, discreto. Potabile”. Lo definì “potabile”.

Scoppiai a ridere dicendogli che gli avevo fatto uno scherzo e che il vino che aveva bevuto era proprio il suo decantato Brunello di Montalcino.

L’ingegnere, inconsapevolmente, aveva fatto da cavia alla percezione mentale, non aveva bevuto quel vino, ma l’idea che s’era fatto di quel vino.

 

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