Ogm vent’anni di promesse disattese
Sorpresa, la terra promessa degli Ogm non è il paese di Cuccagna. A rivelarlo, ultimo in ordine di tempo, è il New York Times che ha pubblicato una lunga inchiesta sui risultati dell’agricoltura geneticamente modificata, a vent’anni dall’introduzione delle prime coltivazioni Ogm.
Leggendo i dati delle Nazioni Unite, il quotidiano newyorkese è giunto alla conclusione che questa tecnologia non abbia assicurato né maggiori rese agricole né una diminuzione nell’uso dei pesticidi, smentendo entrambe le grandi promesse su cui fanno leva da sempre i sostenitori degli Ogm.
In particolare, durante gli ultimi due decenni nelle coltivazioni di granturco, cotone e soia degli Usa l’irrorazione di erbicidi è cresciuta del 21%, l’opposto di un trend che in Francia, ad esempio, ha portato a una riduzione del 36% di queste stesse sostanze. A guadagnarci sono comunque i colossi dell’agroindustria, guarda caso: le stesse multinazionali che vendono i semi Ogm commercializzano anche i pesticidi.
Il paragone con l’Europa occidentale è poco entusiasmante anche dal punto di vista dei risultati, infatti è vero che le rese agricole del Vecchio Continente (in massima parte non Ogm) non si discostano da quelle americane nella produzione di mais e barbabietola da zucchero, superandole addirittura nella produzione di colza.
L’inchiesta del New York Times è stata criticata dai sostenitori delle tecnologie Ogm, tra cui la Monsanto, che suggerisce altre comparazioni ma non sembra smentire le conclusioni generali. Del resto l’ultimo rapporto dell’Isaaa, l’associazione delle aziende del biotech, parla di un calo nelle coltivazioni mondiali di Ogm pari a 1,8 milioni di ettari tra il 2014 e il 2015: in Europa, ricorda Coldiretti, si registra un secco -18%.
Il confronto insomma rimane aperto, ma ripensare alle dichiarazioni con cui vent’anni fa Monsanto assicurava che avrebbe “sfamato il mondo” fa tutt’altro effetto.
Da articolo del New York Times del 21/11/16