Un evento molto atteso quello di giovedì, 20 febbraio 2014, dagli estimatori del “nettare di Bacco” presso il prestigioso hotel Michelangelo di Milano: primi assaggi del Barolo 2010 e del Barbaresco 2011.
Ad organizzarla è stata Go Wine, l’associazione nazionale, sempre più nutrita ( o meglio “abbeverata”) di consumatori e turisti del vino, che ha voluto approfittare di questa occasione per premiare tre amici dei “grandi rossi di Langa”. La scelta è caduta su alcune figure di riferimento per il mondo vinicolo milanese, con un omaggio alla loro carriera e all’impegno da loro dimostrato nel divulgare alcuni dei grandi vini italiani. Un primo riconoscimento è andato al giornalista Cesare Pillon, nato a Torino nel 1931,ha redatto le voci più importanti dell’Enciclopedia del Vino, ottenendo la medaglia d’oro dell’Ordine per i 50 di professione.
Luigi Cotti ha ricevuto un premio perché è titolare di una sorta di istituzione della Milano enogastronomica: un’Enoteca che si trova nel cuore della città, in via Solferino, 42 condotta assieme alla moglie Tina e al figlio Giorgio. Rilevata nel 1952, conta ora più di 1000 etichette , con una serie prestigiosa di cru, fra le migliori case, annate introvabili e bottiglie da collezione, ha segnato una rivoluzione allorchè in Italia è stato sancito il passaggio dalla quantità alla qualità dei prodotti trattati.
Il terzo riconoscimento è stato conferito ad Alessandro Ridolfi, titolare della “Enoteca dei 100 Barolo” di Cologno Monzese per la scelta di dedicare un intero locale al nome del grande rosso di Langa.
Il Barolo, grande vino italiano per eccellenza, è ottenuto da uve Nebbiolo in purezza, nasce pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni, su un suggestivo susseguirsi di dolci colline, su cui si ergono imponenti castelli medioevali; fra di essi si trova proprio quello che ha dato il nome al “re dei vini, vino dei re”, celebre in tutto il mondo.
Le origini dell’aristocratico Barbaresco si fondono a leggende di varia origine: alcuni narrano che i Galli siano giunti in Italia perché attratti dal vino di Barbaritium, di eccellente qualità mentre altri sostengono che il Barbaresco derivi il suo nome dai popoli barbari che provocarono la caduta dell’impero romano. In tempi remoti la località dove oggi sorge il borgo di Barbaresco era ricoperta da una foresta così impenetrabile da permettere ai Liguri di trovarvi scampo contro gli attacchi della cavalleria romana.
Proprio perché rimasta estranea ai confini dei loro domini, i Romani la denominarono “barbarica silva”, da tale espressione deriva l’antico toponimo Barbariutium, evolutosi nell’attuale Barbaresco.
I numerosi enoappassionati accorsi, che hanno dimostrato di apprezzare il delizioso connubio vino e cultura, attendono ora, con impazienza ,il prossimo evento, promosso in maniera encomiabile come il sopracitato, dalla poliedrica GO Wine, impegnata a scoprire il vino e i suoi meravigliosi paesaggi d’origine.
Giuseppina Serafino